Tracce nella natura

“La volontà di un rapporto paritario tra la mia persona e le cose è l’origine del mio lavoro. L’uomo non è spettatore o attore ma semplicemente natura”

La rarefazione e la luce, introdotte nelle sale espositive del Mart dal direttore Gianfranco Maraniello, con la rimozione delle pareti divisorie, mette in dialogo la struttura con le opere di Giuseppe Penone, artista contemporaneo tra i maggiori della scena internazionale e protagonista della stagione dell'“Arte povera”.

La personale di Penone, che negli anni ha sviluppato un linguaggio autonomo, offre oltre sessanta opere inedite con particolare attenzione alla produzione più recente. “Giuseppe Penone – scultura” è stata inaugurata sabato 19 marzo, presso la sede del Museo d'arte moderna e contemporanea di Rovereto, alla presenza dell'artista e dell'architetto Mario Botta, progettista oltre quindici anni fa della sede di corso Bettini. In quel suo lavorare la materia – bronzo, marmo, legno, terracotta, cristallo ma anche fogliame – l'artista piemontese mette in stretta relazione l'essere umano con la natura, in particolare con il mondo vegetale. “La volontà di un rapporto paritario tra la mia persona e le cose è l’origine del mio lavoro. L’uomo non è spettatore o attore ma semplicemente natura”, dice di sé l’artista. Penone “agisce sulla propagazione del vegetale” – scrive Maraniello nel catalogo – ne condiziona la crescita, ma al tempo stesso ne diviene parte: quella sagoma umana avviluppata alla pianta e lavorata con il bronzo a mo’ di corteccia ne diviene un tutt’uno con la crescita del vegetale. Sembrano creature mitologiche che si integrano nel paesaggio boschivo. La lettura delle opere non è immediata, l’artista coglie aspetti della natura che forse ai più sfuggono, soprattutto a chi vivendo in città non è più abituato al contatto fisico con la natura. Nel lavorare la materia, Penone coglie processi naturali costituitisi in tempi geologici o comunque molto lunghi, come le venature del marmo, il lavorio dell’acqua o del vento nelle rocce, o i cerchi nei tronchi che segnano l'età degli alberi. In “Sigillo” (nella foto piccola), scultura lunga venti metri, un cilindro di marmo bianco reca sulla superficie le vene della roccia calcarea; l’artista, che si è ispirato ad un rullo di gomma che colora le pareti, ha rappresentato la perenne ciclicità dello spazio e del tempo.

La luce naturale dello Zenith che ora penetra dai lucernari della struttura dialoga con le sculture. Questo “dialogo con il contesto dello spazio” è stato apprezzato dall'architetto Botta. Per Botta, le opere di Penone scaturiscono da “una purezza di pensiero”, dalla capacità di “andare alle origini”, di saper “toccare quei tasti che sono nell'anima di ognuno di noi, dell'essere primitivo, dell'essere uomo sulla terra, del calpestare con la nostra vita una forma di natura che l'artista trasforma in cultura”.

La mostra rimarrà aperta fino al 26 giugno con orario: martedì-domenica dalle 10 alle 18; venerdì dalle 10 alle 21; lunedì chiuso.

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