“Dobbiamo lavorare insieme!”

“Bisogna lavorare insieme ai rifugiati che arrivano in Italia e non lasciarli soli negli ostelli o nei campi; è importante che ci siano dei volontari che operano con loro affinché ci si conosca a vicenda”. Rientrato in Italia, padre Claudio Marano ha notato con tristezza atteggiamenti razzisti verso i profughi. Secondo lui, il modo per superare le paure vicendevoli è quello di conoscersi ed interagire, capire che “lavorare insieme è meglio”. E ricorda le parole di Papa Francesco, che “invita a costruire ponti”.

Tre ragazzi del Centro giovani Kamenge (nella foto), sposati con italiane, hanno seguito padre Marano, due in Friuli e uno a Firenze. “Uno di loro – prosegue il sacerdote – lavora ormai da tre anni con una ditta friulana, gli altri due stanno cercando lavoro e sono convinto che lo troveranno”. Poi aggiunge: “Se non si intraprende il passo della conoscenza reciproca, perderemo sia noi sia loro”.

Alla “Canederlata” di Brentonico hanno partecipato anche cinque famiglie di profughi, ospiti nel campo di Marco di Rovereto; le donne hanno contribuito alla preparazione dei canederli.

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