Stagione compromessa?

La tempesta di vento e grandine di domenica scorsa ha duramente colpito le colture della Destra Adige in collina come in fondovalle

Cinque minuti di furia della natura, una tempesta di vento e grandine che si è abbattuta sulle colture della Destra Adige e della Vallagarina. La conta dei danni, dopo il fortissimo temporale di domenica 11 maggio, è iniziata, ma ci vorranno ancora settimane per stabilire con precisione quanto effettivamente siano state colpite vigne, meli e ciliegi.

Anche la città di Rovereto non è stata risparmiata: il vortice – così l'hanno descritto alcuni testimoni – ha percorso una diagonale immaginaria da piazzale Degasperi all'Ossario e lungo questo percorso i danni sono stati ingenti: decine di tetti scoperchiati, lamiere delle aziende divelte, cartelli stradali piegati e, soprattutto, più di un centinaio di alberi abbattuti. Un centinaio di vigili del fuoco, i volontari di Rovereto, Mori, Volano, Besenello e Isera e i permanenti di Trento, si sono alternati per le successive 48 ore nel mettere in sicurezza il quartiere di Lizzana. “Nessuno è rimasto ferito e questa è la cosa più importante”, aveva detto il sindaco Andrea Miorandi a poche ore dalla tempesta. “I danni verranno sistemati al più presto, abbiamo smobilitato tutti i cantieri comunali per concentrare le nostre forze dove c'è bisogno”.

Ciò che non si può riparare sono però le colture della Destra Adige. La prima impressione, quando i contadini di Patone, Lenzima, Noarna, Sasso, Nogaredo, Villa Lagarina, Pomarolo, Nomi e Volano sono andati in campagna domenica, è che la stagione sia fortemente compromessa. Nel fondovalle è stato il vento il protagonista della distruzione: le raffiche hanno strappato i tralci delle vigne e con essi la possibilità di produrre frutto. In collina, a questo si è aggiunta la grandine, che ha martoriato le ciliegie e le mele. I frutti ora sono ammaccati e difficilmente le ferite riusciranno a cicatrizzare completamente.

“Vendemmio da 36 anni. Una tempesta così 'precoce', in maggio, non l'avevo mai vista”, spiega il direttore della cantina Vivallis di Nogaredo, Mauro Baldessari. Duecento ettari di vigneti sono stati toccati dal fenomeno atmosferico e, come spesso capita in questi casi, i danni sono a macchia di leopardo: a distanza di pochi metri ci sono vitigni completamente distrutti e altri relativamente integri. La varietà più colpita è il marzemino, ma anche chardonnay, lagrain e merlot non si sono salvati del tutto.

Nelle campagne di Brancolino lunedì pomeriggio è arrivato anche l'assessore provinciale all'Agricoltura Michele Dallapiccola, che con i suoi occhi ha potuto vedere i risultati della tromba d'aria. “Per quanto ci riguarda, dal 75% al 90% dei meleti è stato toccato dalla grandine”, dice con amarezza Armando Paoli, direttore di Società frutticoltori Trento. Un danno da circa 5 milioni, perché le mele toccate dai chicchi gelati, dopo la raccolta non potranno essere vendute come prima scelta. La loro buccia rovinata andrà bene solo per la seconda scelta, che ha un valore dimezzato rispetto al frutto integro, o peggio come merce per l'industria.

“Molti contadini erano assicurati, fortunatamente”, mette in evidenza l'assessore Dallapiccola. “Con questi eventi si capisce ancora di più l'importanza di avere una polizza per non perdere tutto il proprio guadagno”. Ora la speranza, per i frutti rimasti sui tralci e sui rami, è che il meteo sia favorevole: altra pioggia sarebbe una mazzata per le colture già provate, mentre il sole potrebbe aiutare il processo di recupero.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina